Aumenti eccezionali fino al 130% e approvvigionamenti a singhiozzo rischiano di bloccare opere pubbliche e private. Occorre intervento normativo urgente
Il caro materiali non è più sostenibile per le imprese. Con un aumento del 130% dell’acciaio, del 40% dei polietileni, del 17% del rame e del 34% del petrolio e, di conseguenza, anche la difficoltà di approvvigionamento, tanti cantieri pubblici e privati rischiano di bloccarsi con gravi ripercussioni economiche e sociali.
Per questo l’ANCE ha scritto ai Ministri competenti per chiedergli “un intervento normativo urgente attraverso il quale riconoscere alle imprese gli incrementi straordinari di prezzo intervenuti”. L’attuale Codice degli Appalti non prevede, infatti, chiarisce ANCE, “adeguati meccanismi di revisione prezzi. In tale contesto, quindi, i contratti non risultano più economicamente sostenibili, con il conseguente rischio di un blocco generalizzato degli appalti, nonostante gli sforzi messi in campo dalle imprese per far fronte agli impegni assunti”.
“Questi rincari eccezionali rischiano di frenare gli interventi già in corso e di mettere a rischio quelli previsti dal Recovery Plan”, commenta il Presidente Buia che invita le amministrazioni competenti a “correre subito ai ripari”.
Anche ANCE VCO ha deciso di intervenire, chiedendo agli Associati, con una comunicazione datata 24 marzo, di far pervenire alla Segreteria (ancesegreteria@uivco.vb.it) copia delle fatture/preventivi relativi a voci quali inerti, cemento, ferro, laterizi, prodotti e materiali coibentanti e isolanti, calcestruzzo, gasolio o altro, per poter procedere ad un confronto tra i mesi trascorsi e quelli attuali.